lunes, 23 de noviembre de 2015

"Brutto vizio morire"

Ciao.

Da tanto che ormai non abbiamo pensato ne anche nell'altro.
Da tanto che quasi non ci accorgiamo di come mai ci siamo pensato la prima volta.
Oggi ti ho pensato, sai? 
Ora non puoi sentirme piú, ma, da dove sei ora, so che mi puoi leggere. Come hai fatto sempre.
Ho presso il tuo libro, il tuo "Brutto vizio morire".
Ho visto delle foto.
Ho ricordato come era parlare con te, davanti a un café in Pomposa, e con qualche birra in mano allo Stile Libero. come portavi la giacca da signore con le scarpe militare.

Non so cosa ha succeso, Jean. Non ho avuto il coraggio di chiederli a tua mamma, o agli amici. Non so se voglio saperne di piú di quello che mi avevano detto il primo giorno che ci hai mancato. Per quello non ho chiesto a nessuno cosa ha succeso esattamente. E non voglio chiedere.

Ma, leggendo altra volta le tue storie, ho visto il biglietto che mi avevi scritto, tanto tempo fa. Tre anni, ormai. Quasi quattro. L'ultima volta è stata a settembre, per la Festa dell'Unità, credo.
Eravamo così giovane che nessuno, neanche tú, poteva pensare che questo poteva neanche succedere a nessuno di noi. Tutto eranno risate e scherzi, e musica. E libri. Tantissime parole.
Perche tutto tú eri parole.

Non si poteva esserti vicino senza vederlo. Tu non guardavi il mondo come il resto, anzi, vedevi parole. E per quello, le tue storie eravano -e sonno- così: come tú, strane ma spettacolare.

Come ti dico, ho visto il biglietto. "Non dimenticare di scrivere in italiano una volta al mese, ti raccomando". Scusami così tanto, perche da tre anni non lo faccio. Ho letto tantissimo, ho visto degli film, sento i branni... Ma da tanto che non scrivo.


E tu, ora che non sei, hai fatto l'incredibile e te ne sei andato dopo finire l'ultimo libro, l'ultima storia tua. E hai lasciato un bucco grande, grande, in Pomposa, e hai lasciato buio a i miei ricordi. 

Per quello, oggi prima da dormire ho presso "Brutto vizio morire". Credo ho capito meglio di prima quello che nascondevi lí, Jean. Ho messo dentro anche una foto da noi, quella che ho inviato a tuoi genitori quando hanno richiesto per qualche foto tua agli amici. E ho disegnato un sorriso grande e triste, pensando a te.

Non è giusto. Te ne sei andato così, senza neanche dire addio, il 3 di luglio. Ma non possiamo parlare altra volta e correggere la situazione. Per quello, perche só che sei là, a qualche parte, nascosto tra le parole, ti scrivo.

Perche só che mi leggerai, a qualche momento.
Perche non sei capace di non leggere, perche sei fatto di parole.

Mi manchi, amico, ma ti scrivo ora e continuerò a farlo.
Per non dimenticarti.
Per parlare un pó con te.

Grazie per tutto.
Spero che la música, la birra fredda e i libri al posto tuo sianno veramente buoni.
Spero che non dimenticherai mai chi ti ricorda ancora qui. 

Grazie per tutto, altra volta.
Ciao, Nicolò.
Spero veramente che in qualche momento, questa lettera arrivi finno a te.

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